La nostra attenzione di medici ma anche delle pazienti è spesso solo indirizzata alla prevenzione del tumore del collo dell’utero col Pap Test e della mammella con la mammografia.
Questo breve articolo vuole portare l’attenzione sull’esistenza di un altro meno frequente ma molto aggressivo e subdolo tumore che è quello dell’ovaio.
Chi rischia di più di ammalarsi?
Tra i fattori di rischio c’è l’età: oltre i 50 anni la probabilità di contrarre il tumore all’ovaio aumenta e la maggior parte dei casi si registra dopo l’ingresso in menopausa.
Altri fattori di rischio sono la lunghezza del periodo ovulatorio ossia il menarca (prima mestruazione) precoce, la menopausa tardiva e il non aver avuto figli. L'aver avuto più figli, l'allattamento al seno e l'uso a lungo termine di contraccettivi estroprogestinici diminuiscono il rischio di insorgenza del tumore dell'ovaio e sono quindi fattori di protezione.
Esiste però un altro fattore di rischio e questo consiste in specifiche alterazioni di geni. Secondo una stima del National Cancer Institute una percentuale tra il 7% e il 10% di tutti i casi di tumore all’ovaio è il risultato di un’alterazione genetica che si tramanda geneticamente. In presenza di difetti genetici consistenti può verificarsi la presenza di carcinoma dell'ovaio e carcinoma della mammella anche in giovane età.
Va ricordato comunque che l'esistenza in famiglia di tumore dell'ovaio non dà la certezza che esso si ripresenti in tutte le donne imparentate, ma solo che queste ultime hanno un rischio più elevato rispetto alla popolazione generale. Nei casi appartenenti a famiglie con alta presenza di tumore dell'ovaio o carcinoma della mammella può essere utile un esame genetico per stabilire il rischio del singolo individuo. Qualora il soggetto fosse portatore di una mutazione genetica va adottato un programma di stretta sorveglianza con mammografie ed ecografie.
Diverso è il caso in cui la patologia è innescata da scorretti stili di vita presenti in tutta la famiglia.
Nel primo caso può essere utile rivolgersi ad un centro di consulenza genetico specializzato presso un istituto oncologico nazionale.
Il tumore ovarico è ancora la neoplasia ginecologica femminile a peggior prognosi: il tumore all’ovaio colpisce ogni anno nel mondo circa 230 mila donne ed annualmente è responsabile della morte di circa 150 mila pazienti. Aggressivo e quasi sempre letale, resta un nemico difficile da combattere anche perché quasi l’80% delle diagnosi avviene in fase avanzata, quando le possibilità di guarigione sono molto limitate.
Il tumore dell'ovaio non dà sintomi nelle fasi iniziali. Per questo è difficile identificarlo precocemente.
Sono tre i sintomi che le donne dovrebbero tenere presenti in quanto possibili indicatori precoci della presenza di un cancro delle ovaie: addome gonfio, aerofagia, bisogno di urinare frequentemente.
Lo affermano diversi studi apparsi negli ultimi anni sulle riviste mediche, che rimarcano anche quanto siano generici questi disturbi. Secondo gli esperti, si tratta di sintomi spesso sottovalutati in quanto comuni ad altre patologie minori.
Ovviamente vanno considerati solo se si presentano insieme (o in rapida sequenza) e all'improvviso: in tutti gli altri casi non sono significativi. A questi sintomi va aggiunta la sensazione di sazietà anche a stomaco vuoto. Quando si manifestano questi veri e propri campanelli d'allarme, è bene richiedere al ginecologo una semplice ecografia pelvica, che potrà dare una prima importante indicazione diagnostica.
La prevenzione.
Non esistono al momento programmi di screening scientificamente affidabili per la prevenzione del tumore dell'ovaio.
Ciononostante alcuni studi hanno dimostrato che una visita annuale dal ginecologo che esegue la palpazione bimanuale dell'ovaio e l'ecografia transvaginale di controllo possono facilitare una diagnosi precoce."