Cos'è il diabete?
Il diabete è una malattia caratterizzata da un aumento del glucosio nel sangue; questo aumento è causato da una riduzione della quantità e/o dell’attività biologica dell’insulina, l’ormone che controlla la glicemia nel sangue e che viene prodotto dal pancreas.
Si può avere una diagnosi di diabete quando si verifica una delle seguenti condizioni:
- glicemia in laboratorio uguale o maggiore di 126 mg/dl in 2 occasioni (al mattino, dopo 8 ore di digiuno);
- glicemia uguale o maggiore di 200 mg/dl due ore dopo un carico orale di glucosio in 2 occasioni;
- emoglobina glicata (HbA1c) uguale o maggiore di 6.5% in 2 occasioni (standard DCCT);
- glicemia uguale o superiore a 200 mg/dl in un momento qualsiasi della giornata in presenza di sintomi tipici della malattia (basta una sola occasione).
Esistono inoltre altre situazioni in cui i livelli di glucosio nel sangue sono superiori alla norma ma non raggiungono i valori diagnostici per il diabete. Queste condizioni che presentano un aumentato rischio di sviluppare il diabete in futuro sono così definite:
- alto rischio di diabete: emoglobina glicata fra 6.00 e 6.49%
- alterata glicemia a digiuno: glicemia a digiuno fra 100 e 125 mg/dl (IFG)
- ridotta tolleranza glucidica: glicemia due ore dopo glucosio orale fra 140 e 199 mg/dl (IGT).
Differenza tra diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2
Esistono forme diverse di diabete, ciascuna con cause e caratteri peculiari. Le principali sono:
- il diabete tipo 1 è di origine autoimmune, colpisce i giovani ed è la conseguenza di una distruzione di solito piuttosto rapida delle cellule del pancreas (quelle che producono insulina) da parte di anticorpi e citochine prodotti dal sistema immunitario dell’organismo in seguito ad un’infezione virale o all’esposizione a sostanze tossiche ambientali;
- il diabete tipo 2 non è di origine autoimmune, si sviluppa lentamente nel tempo e di solito si manifesta negli adulti di oltre 40 anni per un deficit parziale di insulina di solito variamente associato ad una minore efficacia biologica dell’insulina stessa, entrambi causati dall’interazione di molteplici fattori genetici e ambientali.
Si stima che in Italia, oltre a circa 4 milioni di casi di diabete diagnosticato vi siano almeno altri 1,5 milioni di casi misconosciuti e che il 90% sia costituito da diabete tipo 2, mentre il restante 10% è rappresentato da diabete tipo 1 e da altre forme di diabete.
La malattia può essere asintomatica, ma l’aumento della glicemia può determinare aumento della diuresi con necessità di urinare spesso, sete intensa con secchezza della bocca, stanchezza, vista annebbiata e difficoltà di concentrazione. Nel corso degli anni poi la malattia può determinare complicanze a livello cardio-vascolare (infarto, ictus, arteriopatia periferica), nervoso (neuropatia periferica e autonomica), renale (insufficienza renale fino alla dialisi), oculare (retinopatia fino alla cecità, cataratta, glaucoma).
La vasculopatia e la neuropatia periferica possono poi complicarsi con la comparsa di ulcerazioni ai piedi che possono infettarsi e che possono portare ad amputazioni più o meno estese (piede diabetico).
Nel diabete tipo 2 è spesso presente una famigliarità su base genetica anche se non si tratta di una malattia ereditaria in senso stretto. Vi sono poi diversi altri fattori di rischio che condizionano lo sviluppo del diabete di tipo 2, su alcuni dei quali si può intervenire per modificarli e prevenire o quanto meno rallentare la comparsa della malattia e delle sue complicanze:
- Parenti di primo grado con diabete tipo 2
- Età avanzata
- Etnia ad alto rischio
- Glicemia o HbA1C glicata non ottimali
- Ipertensione
- Colesterolo HDL basso
- Trigliceridi elevati
- Uricemia alta o gotta
- Pregresso diabete gestazionale
- Avere partorito un figlio di più di 4 Kg alla nascita
- Peso alla nascita inferiore a 2,5 Kg
- Peso alla nascita maggiore di 4 Kg
- Sindrome dell’ovaio policistico
- Altre condizioni di insulinoresistenza
- Evidenza clinica di malattie cardiovascolari
- Eccesso ponderale
- Sedentarietà
- Iperalimentazione
- Fumo di sigaretta
E’ evidente che alcuni fattori come la famigliarità, l’etnia, l’età o il peso alla nascita non sono modificabili, ma altri come il sovrappeso e l’obesità, l’alimentazione eccessiva o scorretta, la sedentarietà e il fumo possono essere cambiati con la correzione delle abitudini alimentari e voluttuarie e con l’adozione di un diverso stile di vita, che possono inoltre contribuire a migliorare altri fattori quali la dislipidemia, l’ipertensione, l’insulinoresistenza e a ridurre pertanto il rischio cardiovascolare globale.
Come prevenire il diabete?
La prevenzione del diabete pertanto passa in primo luogo attraverso l’individuazione dei soggetti a rischio con la ricerca e la valutazione dei diversi fattori indicati sopra, ma anche mediante l’uso di un semplice questionario validato scientificamente (Diabetes risk score) che tramite le risposte a otto domande chiave permette di misurare il rischio che una persona non diabetica ha di sviluppare il diabete tipo 2 nei 10 anni successivi.
I soggetti a rischio vanno poi avviati a programmi di screening con esami mirati (glicemia a digiuno, HbA1 C glicata, eventuale glicemia dopo carico di glucosio) per evidenziare la presenza di un diabete misconosciuto oppure di altre condizioni prediabetiche (alto rischio di diabete, IFG, IGT).
In particolare, nei casi di alterata glicemia a digiuno e/o di alterata tolleranza glucidica, ma anche nei soggetti a rischio con valori glicemici ancora normali devono poi essere attuati i cambiamenti dell’alimentazione, delle abitudini e dello stile di vita che consentono di prevenire o almeno di ritardare l’insorgenza del diabete e delle sue complicanze.
A questo proposito un ampio studio condotto in Finlandia su soggetti a rischio ha dimostrato che il cambiamento dello stile di vita ha ridotto del 58% l’incidenza del diabete.
In sintesi pertanto la prevenzione del diabete nei soggetti a rischio e in coloro che presentano già alterazioni glicemiche di tipo prediabetico, prevede fondamentalmente:
- il controllo del peso corporeo: l’eccesso di peso è uno dei fattori principali per lo sviluppo del diabete tipo II; negli obesi il rischio di diabete è 10 volte maggiore che nei soggetti di peso normale ed è dimostrato che negli obesi con valori glicemici non ottimali la riduzione del peso con una dieta ipocalorica può prevenire il diabete;
- una corretta alimentazione: chi assume un eccesso di calorie e preferisce cibi ricchi di zuccheri semplici e di grassi animali ha un rischio maggiore di chi consuma alimenti ricchi di fibre come cereali integrali, legumi e vegetali (frutta e verdura);
- un’attività fisica regolare: anche uno stile di vita sedentario rappresenta un fattore di rischio importante e chi non fa attività fisica ha un rischio di diabete maggiore di chi pratica regolarmente sport; nei soggetti obesi con glicemia non ottimale l’attività fisica praticata con regolarità secondo programmi strutturati previene la progressione a diabete.
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